Persa in un baratro
d'erba alta ed altre
stramberie della mente.

Circondata da vespe
che mutilano corpi nudi
corpi soli di carne marcia.

Aggrappata alla vita
per un cappio al collo
fuso alla trave della morte.

Esplosa in mille frammenti
in mille proiettili
di verbi e sussurri.

Tagliata e lacerata
dalle stesse lame
di un rasoio usa e getta.

Prona con lo sguardo chino
su tutto ciò che resta
di quella che chiamavi dignità.

Ridi, ridi libertà,
perché lentamente
crepi.
Cosa pensate di fare
con le lance appese
alle travi dei tetti
che attendono la ressa.

Cosa pensate di fare
con i forconi infilzati
nelle balle di fieno
pronti a sporcarsi di sangue.

Cosa pensate di fare,
con i pugni chiusi
spaccati all'impatto
con un altro essere umano,

piuttosto che levati
al cielo, a inneggiare
un dio che davvero esiste:

quello della libertà.
Oramai il tempo non scorre
inesorabilmente silenzioso,
in punta di piedi, senza che te ne accorga,
minuto dopo minuto, secondo dopo secondo,
in un ticchettio di tacchi da donna.

Il tempo passa, e ti penetra i timpani;
ti fa bruciare gli occhi, ti riempie i polmoni;
ti fa tossire. Stancare. Invecchiare.

E tu, stordito e impaurito da lui,
con la vista annebbiata dalle sue percosse
speri ancora, seppure impossibile,
di riuscire a fermarlo,
anche se per un singolo attimo,

anche se per un ultimo abbraccio.
Fumi bianchi
echeggiano al vento
da comignoli soli.

Bianche nuvole
di fuochi estinti,
di un inverno passato.

Parlano tra loro
con la voce di chi
non può toccarsi,

e tentano invano
di raggiungere stelle
di misteriosa natura.

Parlano di sé,
di una vita
tanto simile alla morte:

silenziosa.
Lascia che la polvere
ti riempia i polmoni,
lascia che sanguini.

Lascia il dolore
ad ogni respiro,
lascia che l'ultimo

si spezzi.
Vorrei raggiungerti,
sfiorarti piano.
Provare a respingerti
con vano coraggio.

Incatenato alla Terra,
che accoglie gocce cadenti
dalle mie ali insanguinate,
tremanti appena

da immaginare lacrime
di ghiaccio cremisi
spezzarsi in mille frammenti
di tristi pensieri,

e sussurri.
Quel desiderio
di muovere continuamente la testa
anche se sai
che ti farà male.

Quell’irrefrenabile desiderio
di seguire quella musica
sempre uguale, sempre nuova,
d’una vita vissuta.

Quella voglia
di chiudere gli occhi,
e di immaginare
un mondo.
Vorrei immergermi
nella foto dei miei ricordi,
assecondare la mia voglia
di riaverti accanto.

Vorrei vederti vecchio
con le rughe ed i segni del tempo,
la schiena ricurva
e il bastone accanto.

Vorrei avere più ricordi,
più memoria
del tempo insieme
del tempo normale,

in cui normali, ovvi,
banali, scontati,
erano i momenti
passati insieme.

Ora non sei che lì,
in quei momenti speciali
tanto banali
e tanto pieni di malinconia.

Vorrei tenerti come
avresti fatto tu con lei
se ancora fossi qui,
se ancora fosse qui.

Ma sarai per sempre giovane
per sempre padre di un giovane me.

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